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Acido folico in gravidanza

• Acido Folico e Folati in Gravidanza

• Dove si trova l’acido folico? Gli alimenti giusti in gravidanza

• Perché l’acido folico è importante durante la gravidanza?

• Quanto acido folico e per quanto tempo

Acido Folico e Folati in Gravidanza

Durante la gravidanza il fabbisogno di acido folico aumenta sensibilmente, tanto da rendere spesso insufficiente l’apporto alimentare di questa preziosa vitamina.

Acido folicoIl termine acido folico deriva dal latino folium, un chiaro riferimento ai vegetali a foglia verde e larga, che rappresentano le più importanti fonti dietetiche di questa sostanza idrosolubile, altrimenti nota come vitamina B9. Sebbene i due termini siano spesso utilizzati come sinonimi, acido folico e folati non sono esattamente la stessa cosa. L’acido folico, infatti, rappresenta la forma più ossidata e stabile della vitamina; raro nei comuni alimenti, viene sintetizzato in laboratorio e destinato alla fortificazione dei prodotti alimentari e alla preparazione di supplementi vitaminici, inclusi quelli consigliati in gravidanza. Acido folico in gravidanzaFolati, invece, è un termine generico, riferito a tutti i composti con attività vitaminica B9 (acido folico, folinico, tetraidrofolato etc.); queste sostanza hanno un’ottima biodisponibilità, sovrapponibile a quella dell’acido folico, ma risultano facilmente denaturabili con il calore, la luce, la cottura e la conservazione.

Alla copertura del fabbisogno quotidiano di acido folico, accanto all’apporto alimentare, concorre anche la piccola quota di folati prodotta dalla flora batterica intestinale.

Dove si trova l’acido folico? Gli alimenti giusti in gravidanza

L’acido folico abbonda negli ortaggi a foglia verde, nei carciofi, nelle rape, nel lievito di birra, nei cereali – specie se integrali – nei legumi, nel tuorlo d’uovo, nel fegato, nei kiwi e nelle fragole (vedi l’articolo relativo a: folati negli alimenti).

Come la maggior parte delle vitamine idrosolubili, l’acido folico viene in gran parte denaturato durante i processi di lavorazione degli alimenti. La conservazione e la cottura dei cibi, ad esempio, distruggono fino al 95% del patrimonio originario di folati; una verdura a foglia verde conservata a temperatura ambiente per tre giorni, invece, vede ridursi tale disponibilità fino al 70%. Inoltre, l’interazione delle varie sostanze alimentari – provenienti dallo stesso alimento o da cibi consumati nel medesimo pasto – può ridurre fino al 50% la biodisponibilità dei folati alimentari; di conseguenza, si ritiene che solo la metà della quota ingerita venga effettivamente assorbita.

Fumo di sigaretta, alcool (entrambi da evitare assolutamente in gravidanza) ed alcuni medicinali, possono aumentare sensibilmente il fabbisogno di acido folico. Tra i farmaci ricordiamo la pillola anticoncezionale, la cui sospensione d’uso per la ricerca di una gravidanza può esporre la donna ad una carenza proprio nel periodo più delicato, che come vedremo in seguito è proprio quello attiguo al concepimento. Tra i medicinali in grado di interferire con il metabolismo dell’acido folico ricordiamo anche i chemioterapici antiblastici (come il metotrexate) e gli anticonvulsivanti (come l’acido valproico, la difenilidantoina, l’aminopterina e la carbamazepina).

Esistono infine delle differenze genetiche di natura enzimatica, tali per cui alcune donne, in gravidanza e non solo, necessitano di quantitativi superiori di acido folico rispetto ad altre.

Per quanto esposto sinora, il miglior modo per coprire il fabbisogno quotidiano di acido folico sarebbe quello di consumare frutta e verdura crude, quanto più possibile fresche. Va precisato, comunque, che durante la gravidanza è bene lavare con particolare cura i vegetali da consumare crudi, evitando quelli già pronti al bar o in gastronomia per il pericolo di contrarre la toxoplasmosi o qualche malattia alimentare (eventualmente utilizzare soluzioni antibatteriche come l’amuchina). In gravidanza è altresì sconsigliabile il consumo del fegato come alimento, sia perché “filtro” deputato alla metabolizzazione di sostanze tossiche, sia per l’alto contenuto in vitamina A.

Perché l’acido folico è importante durante la gravidanza?

L’acido folico – tra l’altro – viene utilizzato dall’organismo per la riproduzione cellulare; esso interviene nella sintesi di DNA, proteine ed emoglobina (partecipa all’eritropoiesi, processo di formazione dei globuli rossi), per cui una sua carenza è associata ad una forma anemica detta megaloblastica.

Fin dai primissimi stadi di gravidanza, il prodotto del concepimento (prima zigote, poi embrione, poi feto) diviene un grandissimo consumatore di folati, a causa degli intensi processi di proliferazione e differenziazione cellulare. Anche l’aumento dell’eritropoiesi materna contribuisce ad aumentare i fabbisogni di acido folico durante la gravidanza (in vista del parto la volemia sarà aumentata di un 30-50% rispetto ai valori pregravidici).

Una carenza di acido folico durante le prime fasi di gestazione aumenta il rischio di malformazioni neonatali, in particolare di quelle a carico del tubo neurale (DTN). Con questo termine si indica un gruppo eterogeneo di malformazioni, accumunate da un’anomala chiusura del tubo neurale durante la quarta settimana di sviluppo embrionale (il tubo neurale è la struttura da cui si origina il sistema nervoso centrale, quindi il cervello ed il midollo spinale). I più frequenti difetti del tubo neurale sono l’anencefalia (50% dei casi) ed i difetti di chiusura della colonna vertebrale (spina bifida, 40% dei casi) e della volta cranica (encefalocele, 10% dei casi). A differenza del primo, questi ultimi sono spesso compatibili con la vita, ma si associano a deficit neurologici e a malformazioni fisiche di vario grado (spesso severe).

L’incidenza complessiva dei DTN in Italia è bassa, ma non trascurabile (0,7-1‰ – 0,7 -1 per mille).

L’integrazione con acido folico non azzera il rischio che il prodotto del concepimento sviluppi difetti di chiusura del tubo neurale, ma lo riduce in maniera significativa; a grandi linee lo diminuisce di un 30-40% al dosaggio di 0,4 mcg/die, fino ad un 70-80% a dosi di 4-5 mg/die. Nel corso di vari studi, inoltre, è stato dimostrato come l’acido folico sia in grado di prevenire la comparsa di altre malformazioni congenite, tra cui cardiopatie, labiopalatoschisi, difetti dell’apparato urinario, ipo-agenesia degli arti, onfalocele e atresia anale.

L’attività preventiva dell’acido folico nei confronti dell’iperomocisteinemia contribuisce a ridurre il rischio cardiovascolare della madre, tanto che è stato ipotizzato un ruolo preventivo nei confronti dell’ipertensione gravidica e delle sue complicanze. Per questo, l’integrazione di acido folico potrebbe ricoprire un importante ruolo preventivo nei confronti di preeclampsia ed eclampsia, aborto spontaneo ricorrente, distacco di placenta, ritardo di crescita, basso peso alla nascita e morte intrauterina.

Quanto acido folico e per quanto tempo

Per prevenire i difetti di chiusura del tubo neurale, ogni donna dovrebbe assumere 400 µg (400 mcg = 0,4 mg) di acido folico al giorno sottoforma di specifici integratori. Per quanto detto nei paragrafi precedenti, è fondamentale che tale assunzione inizi un mese prima del concepimento (per aumentare le riserve) e continui per tutto il primo trimestre di gravidanza. Questo particolare dosaggio di acido folico è raccomandato a TUTTA la popolazione in età fertile che non applica efficaci misure anticoncezionali. Dosi superiori ai 0,4 mg di acido folico al giorno possono essere specificamente consigliate soltanto alle donne che hanno già avuto un figlio colpito da difetti di chiusura del tubo neurale, o con familiarità per questo genere di malformazioni. Recenti evidenze scientifiche, infatti, suggeriscono come un aumento dei dosaggi fino a 5 mg al giorno abbia effetti più incisivi nella riduzione del rischio di DTN. Particolare attenzione al corretto schema di supplementazione vitaminica andrà pertanto riposta nelle donne considerate a rischio (problemi di malassorbimento – come la celiachia o il morbo di Crohn – utilizzo di farmaci che possono interferire con il metabolismo dell’acido folico, deficit enzimatici specifici ecc.). Nelle gestanti non a rischio, l’utilizzo di dosaggi pari a 0,4 mg/die – con la raccomandazione di non superare il mg/die – nasce dal timore di ipotetici rischi fetali legati all’elevato livello ematico di acido folico di origine sintetica.

Sotto consiglio medico, durante la gravidanza l’acido folico può essere assunto anche sottoforma di integratore multivitaminico; a tal proposito si raccomanda di scegliere un prodotto privo di vitamina A (retinolo), poiché dosi eccessive di questa vitamina possono produrre effetti teratogeni (indurre malformazioni fetali); in particolare, l’introduzione di vitamina A sottoforma di integratori multivitaminici contenenti retinolo non dovrebbe superare le 3.000-5.000 UI/di. Non sembrano invece sussistere particolari rischi quando la vitamina A viene assunta sottoforma di precursori vegetali (carotenoidi).

Dato che una buona percentuale delle gravidanze non è in alcun modo pianificata dai genitori, molte nazioni hanno intrapreso campagne di fortificazione delle farine e dei cereali con acido folico, in modo da aumentare l’apporto quotidiano della vitamina.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/acido-folico-gravidanza.html



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