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disidratazione nei bambini
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Disidratazione nei bambini

• Sintomi di disidratazione nei bambini

• Cosa fare?

Il termine disidratazione indica un eccessivo impoverimento dell’acqua corporea, che in condizioni normali costituisce circa l’80% in peso del bambino. Le possibili cause d’origine sono piuttosto numerose, spesso accumunate dal rialzo febbrile, dal vomito, dalla diarrea e/o dalla temporanea impossibilità di bere.

Disidratazione bambinoMolto rara al di sotto dei tre mesi di età, la gastroenterite acuta è la più comune causa di disidratazione severa nel bambino. Si tratta di una violenta infiammazione delle pareti interne dello stomaco e dell’intestino, caratterizzata da una componente diarroica e perlopiù sostenuta da infezioni virali (rotavirus, Norwalk virus e adenovirus). Nelle fasi iniziali può essere presente anche vomito.

Tra le altre cause di disidratazione ritroviamo gastroenteriti batteriche (Salmonella, Escherichia coli, Campylobacter,Clostridium difficile), diabete di tipo I, fibrosi cistica e sindromi da malassorbimento.

Sintomi di disidratazione nei bambini

L’esame obiettivo è molto importante per riconoscere il grado di disidratazione del bambino, che rispetto all’adulto risulta maggiormente esposto ad importanti perdite idriche. L’ideale sarebbe calcolare tale deficit confrontando il peso abituale del bimbo con quello misurato al sospetto di disidratazione.

Nelle forma lievi, la disidratazione è pari al 3%-5% (differenza tra i due pesi) ed il bimbo ha essenzialmente un quadro normale.

Nella disidratazione moderata, la perdita di acqua è del 6-9%; il paziente diviene sofferente, irritato (piange di più anche se le lacrime sono scarse), con tachicardia, cute fredda, secchezza delle labbra e delle mucose, occhi alonati, cute secca ed anaelastica, fontanella infossata (nel lattante), riduzione della lacrimazione e dell’output urinario.

Questi sintomi meritano di essere prontamente sottoposti all’attenzione del pediatra.

La forma severa si sviluppa con una disidratazione superiore al 10%; ai sintomi sopraccitati si associano letargia (attività rallentate, sonno, difficoltà di risveglio), tachicardia e tachipnea marcate, allungamento del riempimento capillare*, scarso turgore della cute e scarsa emissione di urina (secchezza del pannolino).

Questi sintomi meritano un pronto accesso al pronto soccorso, laddove, praticati pochi ma necessari esami di laboratorio, sarà effettuata una valutazione delle condizioni dell’equilibrio idrosalino del piccolo (che andrà monitorata nel tempo) ed una corretta ed adeguata correzione delle perdite di acqua e di sali a mezzo di infusioni per via parenterale.

* Facendo pressione sul palmo della mano o sul polpastrello del paziente, il sangue viene “spremuto” via dai tessuti sottostanti. Rilasciando la pressione, la cute appare più chiara, ma il sangue torna a perfondere i tessuti, ripristinando il colore originale. Il tempo di riempimento capillare è appunto il tempo in cui ritorna il normale colore della cute: se maggiore di 2 secondi, il test è definito positivo.

Cosa fare?

Stimata la severità della disidratazione, il passo successivo consiste nel calcolare quanti liquidi somministrare al paziente. Questa operazione è facilmente eseguibile ricordando che un litro di fluidi pesa un chilo; pertanto, un bimbo di 20 chili con una disidratazione del 5% ha perso un chilo di peso corporeo (0.05 x 20 kg = 1 kg); quindi, ha un deficit di fluidi pari a un litro.

Nella disidratazione lieve e moderata la terapia idratante orale è il metodo di prima scelta; si basa sulla somministrazione di apposite bevande iposmolari, acquistabili in farmacia, come il Pedialyte o l’Infalytr. Per bambini di età superiore ai due anni si possono utilizzare anche bevande reidratanti per sportivi. Le linee guida consigliano di iniziare la terapia somministrando per os 5 ml di soluzione reidratante ogni cinque minuti, aumentandola gradualmente a seconda della tollerabilità. Più in generale, quindi, è importante somministrare piccole quantità di liquidi ad intervalli molto frequenti. Per nessun motivo utilizzare bibite gassate e succhi di frutta, che – essendo soluzioni ricche di zucchero, quindi iperosmolari – peggiorerebbero la diarrea e la disidratazione. La semplice acqua, dall’altra parte, normalmente non contiene abbastanza sali minerali e può provocare squilibri elettrolitici, con rischio di convulsioni. Se non si hanno a disposizione bevande reidratanti, l’ideale è prepararle in autonomia, sciogliendo in un litro di acqua quattro cucchiaini di zucchero, mezzo cucchiaino di sale, mezzo cucchiaino di cloruro di potassio e mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio.

La normale alimentazione andrà ripresa appena il bimbo sarà in grado di tollerarla.

A livello ospedaliero, quando il bambino si presenta con disidratazione severa, o nel caso in cui non sia possibile reidratare per via orale a causa del vomito persistente, si ricorre alla terapia endovenosa (infusa con boli di 20 ml/kg fino a risoluzione dello shock). Il vomito, di per sé, non rappresenta una controindicazione alla reidratazione orale e può essere risolto attraverso l’impiego di antiemetici (ovviamente secondo quanto consigliato dal pediatra).

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Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/salute/disidratazione-bambini.html



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